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Alessandro Codivilla

Alessandro Codivilla nacque a Bologna il 21 marzo 1861 da una famiglia di modeste condizioni. Dopo aver frequentato brillantemente il liceo, si iscrisse alla Facoltà di Medicina e Chirurgia laureandosi a pieni voti nel 1886. Fu assistente di Loreta e di Poggi, ma stretto dal bisogno dovette rinunziare presto alle cliniche ed iniziare a Castiglione Fiorentino l'attività ospedaliera dove rimase per 4 anni.

Nel 1894 divenne primario all'Ospedale di Macerata dove rimase per pochi mesi avendo ottenuto la carica di Primario all'Ospedale di Imola. Prestava ancora la sua opera in quell'ospedale quando nel 1898 gli venne proposto dagli amministratori dell'Istituto Ortopedico Rizzoli di divenirne il Direttore.

Alessandro Codivilla
Alessandro Codivilla

In quegli anni passati negli ospedali di provincia si era dedicato soprattutto alla chirurgia addominale, cranica e cerebrale e fu molto titubante ad accettare l'incarico che lo avrebbe allontanato dalla chirurgia generale per dedicarsi alla chirurgia dell'apparato locomotore. Per questo motivo prima di acconsentire, Codivilla decise di visitare i più importanti Ospedali Ortopedici d'Europa per vedere all'opera i più famosi ortopedici. Divenne Direttore del "Rizzoli" il primo gennaio 1899. Nello stesso anno conseguì la libera docenza della "clinica chirurgica e medicina operativa" presso l'Università di Torino che poco dopo gli venne trasferita all'Università di Bologna e nel 1902 ottenne quella di ortopedia.

La sua figura, scrive il Bader, è dominante nella storia dell'Ortopedia non solo per aver portato il "Rizzoli" a fama mondiale ma soprattutto per aver conferito nel nostro Paese impronta e dignità scientifica alla nuova branca della Chirurgia. E', infatti, considerato il padre dell'Ortopedia in Italia ed alcuni suoi interventi, frutto di brillanti intuizioni e di autentiche innovazioni, sono tuttora eseguiti nelle nostre sale operatorie.

Presidente della Società Medico-chirurgica di Bologna e membro di diverse Società nazionali ed estere, relatore ai più importanti congressi chirurgici ed ortopedici in campo internazionale, a Lui si deve il merito di aver fatto rinascere e ridato vitalità alla Società Italiana di Ortopedia, con il 3° Congresso di Milano nel 1906, e di aver portato il Rizzoli ai più alti livelli facendone un "palestra di competizione internazionale" con l'attuazione, nel 1904, del Premio Internazionale Umberto I da assegnarsi per concorso alla migliore opera od invenzione ortopedica.

Ricca è anche la sua produzione scientifica: delle 124 pubblicazioni, raccolte in due volumi da Bartolo Nigrisoli e stampate nel 1944, 25 sono in lingua straniera pubblicate in periodici dei rispettivi paesi.

Due volumi di scritti medici di Alessandro Codivilla
Due volumi di scritti medici di Alessandro Codivilla

Fu un valente e brillante chirurgo, ammirato da colleghi italiani e stranieri ma anche molto amato dai concittadini. Ne sono un esempio due piccoli quadretti appesi ai lati della bacheca collocata in una sala della Biblioteca Umberto I, a Lui dedicata: in uno vi è uno stralcio di una lettera che il poeta Giovanni Pascoli volle fosse letta alla Società Medico-Chirugica di Bologna per commemorare un amico che non aveva mai conosciuto "Salivano il monte le madri coi loro bambini infelici e ne ridiscendevano, presto o tardi consolate. La vita esse avevano data a quelle creature; ma la salute, la forza, il modo di viverla, cotesta vita, era quell'uomo santo lassù che lo aveva dato." L'altro è il pensiero del collega Augusto Murri: "Tutti dovrebbero piangere quando una luce di sapere come Codivilla non illuminerà più la vita dei miseri".

Nella bacheca, oltre ai manoscritti dei lavori scientifici ed a un ritratto del Maestro si possono vedere alcuni suoi strumenti chirurgici, una fotografia che riproduce il trattamento cruento del piede torto nei bambini e un calcagno in cui viene mostrata la trazione diretta con chiodo.

La bacheca dedicata a Codivilla presso la biblioteca del Rizzoli
La bacheca dedicata a Codivilla presso la biblioteca del Rizzoli

Rimase all'Istituto Rizzoli fino al 1912, quando morì all'età di 51 anni, stroncato da un male di cui soffriva fin da ragazzo.