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Embolizzazione arteriosa nella cura delle metastasi ossee

Le metastasi ossee sono le forme più frequenti di tumore dell’osso. L’osso rappresenta la terza sede più comune di metastasi, preceduto da polmone e fegato. Circa il 25% dei pazienti con metastasi ossee rimane asintomatico, nei restanti casi le localizzazioni ossee sono responsabili di importanti complicanze: dolore, fratture patologiche, compressione midollare, ipercalcemia, soppressione midollare ed effetti sistemici.

Le metastasi ossee sono la causa maggiore di morbilità nei pazienti affetti da cancro. L’insieme di questi problemi è responsabile dell’alto tasso di ospedalizzazione di questi pazienti con tutte le conseguenze socio-economiche che ne derivano.

Tutto questo rende piu’ che mai necessario il ricorso ad un approccio multidisciplinare in cui l’embolizzazione arteriosa selettiva gioca un ruolo importante. È infatti solo dalla collaborazione di tutte le professionalita’ specialistiche coinvolte nella cura delle metastasi ossee (dalla diagnosi al trattamento) che si potrà ottenere il miglioramento della qualità della vita, un aumento dell’aspettativa della vita stessa, la diminuzione della morbilità e quindi dei disagi psico-fisici, la diminuzione del tempo di ospedalizzazione e conseguentemente dei costi.

L’embolizzazione arteriosa è una metodica angiografica terapeutica, il cui scopo è occludere i vasi afferenti ad una neoformazione. Il meccanismo di azione è la necrosi ischemica indotta dall’occlusione dell’albero vascolare della lesione. L’occlusione deve avvenire il più distalmente possibile a livello delle arteriole terminali prive di collaterali che sono l’unica fonte di apporto ematico al territorio da ischemizzare. L’occlusione vascolare è provocata da materiale che blocca il flusso ematico e facilita la trombogenesi. Il materiale embolizzante viene introdotto selettivamente mediante cateterismo dei vasi arteriosi afferenti alla neoplasia. I materiali embolizzanti differiscono per caratteristiche fisico-chimiche, (liquidi e solidi) e per tipo di occlusione, permanente o temporanea).

L’indicazione alla embolizzazione viene posta dopo una corretta stadiazione di cui la diagnosi istologica è l’ultimo step, così da definire la morfologia le dimensioni ed i rapporti della neoformazione con le strutture vicine. L’esame bioptico va sempre eseguito prima dell’embolizzazione, perchè dopo tale procedura il tessuto diffusamente necrotico potrebbe porre dei problemi di diagnosi istopatologica.

Definita la corretta indicazione alla embolizzazione si esegue una angiografia della regione al fine di evidenziare la vascolarizzazione patologica della lesione. Successivamente per mezzo di cateterismi selettivi e superselettivi si procede alla embolizzazione dei vasi lesionali che riforniscono la massa tumorale. La procedura termina con una angiografia di controllo che consente di valutare la distribuzione territoriale e la qualità della occlusione vascolare.

Nelle metastasi ossee la procedura embolizzante assume un significato palliativo ed adiuvante, in particolare si prefigge di togliere il dolore, ridurre il rischio di fratture patologiche, arrestare la crescita della lesione, controllare una eventuale emorragia e facilitare l’intervento chirurgico quando possibile.

L’embolizzazione arteriosa è una metodica non scevra da rischi che va eseguita soltanto presso centri specializzati al fine di ridurre eventuali complicanze, che in determinati distretti, come il rachide, potrebbero essere estremamente invalidanti. Le complicanze sono essenzialmente rappresentate dalla embolizzazione di territori non lesionali.

Esempio di embolizzazione arteriosa di metastasi ossea del gomito da tumore renale

L’immagine radiologica (Fig. a sinistra) evidenzia la distruzione ossea da metastasi di un parte del gomito. L’immagine angiografica (Fig. a destra) mette in rilievo la vascolarizzazione patologica della lesione prima dell’embolizzazione.
L’immagine radiologica (Fig. a sinistra) evidenzia la distruzione ossea da metastasi di un parte del gomito. L’immagine angiografica (Fig. a destra) mette in rilievo la vascolarizzazione patologica della lesione prima dell’embolizzazione.
Le immagini dimostrano la scomparsa della vascolarizzazione patologica della metastasi dopo l’embolizzazione.
Le immagini dimostrano la scomparsa della vascolarizzazione patologica della metastasi dopo l’embolizzazione.
A distanza di 6 mesi dall'embolizzazione l'immagine radiografica del gomito (Fig. 5-6) mostra la significativa riduzione delle dimensioni della lesione. Ne consegue la scomparsa del dolore ed il ripristino della motilità articolare.
A distanza di 6 mesi dall'embolizzazione l'immagine radiografica del gomito mostra la significativa riduzione delle dimensioni della lesione. Ne consegue la scomparsa del dolore ed il ripristino della motilità articolare.

 

Autore:  Dr. Marco Miceli, Direttore SC Radiologia diagnostica ed interventistica, Istituto Ortopedico Rizzoli.

Scheda informativa revisionata il: 8 giugno 2021.

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